U Tingiutu. Un Aiace di Calabria

Artwork by Alessandro Mario Toscano

U Tingiutu. Un Aiace di Calabria
ideazione, testo e regia
Dario De Luca
con
Dario De Luca, Rosario Mastrota, Ernesto Orrico, Fabio Pellicori, Marco Silani
musiche originali
Gianfranco De Franco, Gennaro de Rosa
assistenza alla regia
Isabella Di Rosa
scene, costumi e oggetti di scena
Rita Zangari
fantocci
Teatro delle Rane
direzione tecnica e audio
Gennaro Dolce
luci
Gaetano Bonofiglio
foto di scena
Angelo Maggio
organizzazione e distribuzione
Settimio Pisano

produzione Scena Verticale

col sostegno di Calabria Palcoscenico. Regione Calabria

Un clan dell’Onorata Società calabrese, alla morte del boss Achille, giudica Ulisse e non Aiace l’affiliato più valoroso e gli attribuisce il potere del capobastone morto. Aiace, offeso nel suo onore, progetta di sterminare i sui giudici e di torturare il rivale. Durante la tortura Aiace dà sfogo alla propria rabbia e al proprio dolore; sa che da quel momento in poi è diventato nu tingiutu, per gli uomini della cosca uno tinto col carbone, designato a morire, condannato per lo “sgarro” fatto. Per tutti, anche per se stesso, è un cadavere che cammina. In una agenzia di pompe funebri, quartier generale della cosca e funesto scenario di soprusi e gerarchie crudeli, si svolge tutta l’azione.
Ho provato a raccontare la mia Mala Calabria usando gli eroi greci. La tragedia antica mi ha offerto la “vista” per spiegare e interpretare facce, affari, ambizioni, destini e pance di questi malacarne che hanno trovato fortuna e identità nell’altra legge. Senza redimerli naturalmente, ma portando anche alla luce come un certo retroterra possa indirizzare delle scelte non lecite. Perché la maledizione in Calabria si chiama “contiguità”. Quella cosa terribile che costringe onesti e disonesti, mafiosi e non mafiosi a vivere fianco a fianco, a respirare la stessa aria, a frequentare gli stessi luoghi. E questa ignara mancanza di libero arbitrio pone drammaticamente l’attenzione sull’importanza di una educazione anti-mafiosa. Vivendo in questa terra dalle mille contraddizioni, questi dubbi, personali, enormi, sconvenienti, tengono viva la riflessione sul nostro operato quotidiano. Naturalmente mi sono interrogato sulla lingua da usare in una tragedia oggi, e sono arrivato ad un linguaggio, una parlata viva, misteriosa e dialettale. Una parlata fatta di allusioni, di espressioni gergali, di detto e non detto, di segni e occhiate che inaspettatamente, i miei attori ed io, ci siamo ritrovati dentro di noi. Forse per quella solita, maledetta “contiguità”.

 

PREMI E RICONOSCIMENTI

Testo finalista al Premio Riccione per il Teatro 2009

Premio Landieri 2011 ” Migliore Attore” a Dario De Luca

Spettacolo finalista al Premio Landieri 2011

 

link ad alcune recensioni:

Il Tamburo di Kattrin https://www.iltamburodikattrin.com/recensioni/2009/mala-magna-grecia/?fbclid=IwAR2wn1Sn10xch5OdeTqetvPfsW69uV3LhYtmxXszQpi7Ax_Iw-1lvWCwF4g

Graziano Graziani: https://grazianograziani.wordpress.com/2009/06/26/aiace/?fbclid=IwAR2w8fOpHwE7WHlBhIZDA9X0zIRPvVvxGRrnyAbavDcKZT2CEsse_CbMM50

Simone Pacini: https://www.klpteatro.it/u-tingiutu-dario-de-luca-scena-verticale-recensione

 

alcune repliche:

16 giugno 2009 / Teatri delle Mura festival, Padova

13 gennaio 2010 / Teatro Masciari, Catanzaro

30 gennaio 2010 / Teatro I, Milano

6 marzo 2010 / Teatro Palladium, Roma

20 agosto 2010 / Palmi (RC)

13 agosto 2010 / Monasterace (RC)

13, 14, 15 gennaio 2011 / Teatro dell’Acquario, Cosenza

12 gennaio 2012 / Teatro Valle Occupato, Roma

1 agosto 2012 / Torre Marrana Ricadi (VV)

20 ottobre 2012, Kismet teatro, Bari

 

foto di Angelo Maggio

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